DIETA METABOLICA

Metabolica

DIETA METABOLICA

La metabolica è una dieta iperlipidica, iperproteica ed ipoglucidica, che si differenzia dalle altre della stessa categoria perché non impone nessun quantitativo di carboidrati massimo o minimo, ma invoglia a consumare quel tanto necessario per avere una completa efficienza fisica e mentale.
Si inizia con un periodo di prova che dura circa 4 settimane, fondamentale per scoprire la quota di carboidrati necessaria per l’ottimo funzionamento dell’organismo. In questa prima fase avviene una drastica diminuzione degli zuccheri con la possibile insorgenza di stanchezza e mal di testa.

Se dopo la prima fase di valutazione (12 giorni di scarico con pochi carboidrati e molti grassi) ci si sente bene, si può continuare con i soliti 30 g di carboidrati al giorno per 5 giorni e con la ricarica nel fine settimana. Viceversa, se ci si sente stanchi e spossati, bisognerà controllare che il problema non dipenda dal potassio o da altri sali minerali; eventualmente sarà opportuno aumentare leggermente la quota glucidica.
La dieta metabolica prevede tutta una serie di soluzioni relazionate al tipo di sintomi manifestato.
La linea generale che accomuna tutte queste soluzioni riguarda un aumento graduale dell’apporto glucidico, fino alla scomparsa degli effetti indesiderati. A questo punto , dopo qualche altro giorno di prova in cui il soggetto si assicura di aver trovato la quantità ottimale di carboidrati, si passa alla seconda fase. Secondo Di Pasquale un simile approccio addestrerebbe l’organismo a bruciare i grassi per soddisfare le proprie richieste energetiche.

Nella seconda fase della dieta metabolica l’organismo è diventato un’efficiente macchina brucia grassi e, per mantenere tale caratteristica, occorre far seguire a 5 giorni di scarico altri 2 giorni di ricarica.
Nei cinque giorni di scarico verrà mantenuta la ripartizione calorica sperimentata con successo durante la fase di prova. Stesso discorso per la fase di carico.

Principi metabolici della dieta:
Essa si basa sul principio della ridotta stimolazione insulinica di certi alimenti (le proteine e i grassi) e sul graduale e lento rilascio di zuccheri nel sangue di altri tipi di alimenti (la frutta). In altre parole, privando il corpo dei carboidrati lo si obbliga a trarre energia dal grasso di riserva. Questo porta alla scissione dei trigliceridi immagazzinati nelle cellule adipose, liberando i singoli acidi grassi che li compongono. Se metabolizzati in fase di forte deplezione glucidica si arriva alla formazione dei corpi chetonici.
Il fine della chetogenica è proprio quello di stimolare la chetosi.
I sostenitori di tale approccio nutrizionale affermano che è improbabile che la manipolazione alimentare possa portare ad una chetoacidosi pericolosa quanto quella che si osserva nei diabetici, perché l’organismo mantiene la capacità di secernere insulina.
Un’altra critica mossa contro le diete ipoglucidiche è il calo della performance dovuto ad una deplezione delle riserve di glicogeno epatiche e muscolari. Studi recenti hanno dimostrato che le persone abituate a tale dieta riescono a trarre energia in quantità maggiore dalle riserve di grasso corporeo, riducendo l’utilizzo del glicogeno e sviluppando performances uguali o superiori a chi segue le classiche diete iperglucidiche.
Questo avviene anche nella nostra vita quotidiana. Se diminuiamo i carboidrati introdotti con l’alimentazione, il corpo trarrà energia sia dai grassi degli alimenti che dall’adipe, risparmiando i livelli bassi di glicogeno e gli aminoacidi muscolari.
D’altro canto se riduciamo troppo i carboidrati, sia il glicogeno epatico che quello muscolare saranno in uno stato di costante deplezione; pur riuscendo ad adempiere alle vicissitudini biologiche, l’organismo rimarrà privo delle energie necessarie a sostenere un’ intensa attività fisica.
Lo stato di chetosi non è certo una situazione favorevole, in quanto è indice di una notevole riduzione della massa muscolare e della forza.
La soluzione secondo il Dott. Mauro Di Pasquale, consiste nel trovare quella quantità di carboidrati con la quale il nostro organismo lavora con la massima efficienza. Ovvero, dobbiamo assumere un quantitativo di carboidrati (che varia da individuo a individuo) che ci permetta egualmente di utilizzare il grasso come fonte energetica, ma che ci consenta anche di allenarci come abbiamo sempre fatto.

In quest’ottica la dieta metabolica altro non è che una dieta povera di carboidrati come cereali, verdure ricche di amido e frutta, per perdere peso, abbassare i livelli di insulina nel corpo ed intraprendere una vita più sana ed efficiente.