DIETA ALCALINA
La dieta del pH si basa sul presupposto che l’organismo umano per essere in omeostasi deve trovarsi in un ambiente leggermente basico. Nello specifico, alimentandosi in un certo modo sarebbe possibile mantenere il pH ematico fra 7,35 e 7,45, valori considerati ottimali.
La dieta alcalina consiglia di consumare ogni giorno l’80% di alimenti di origine non animale, frutta e vegetali (mele, limoni, insalata, miglio, patate, mandorle, semi di sesamo, mirtilli, broccoli, bieta, carote, sedano, cavoli, fagiolini, cipolle, arance, melassa e, in genere, tutta la frutta e la verdura fresca) e il 20% di origine animale (carne, pesce, crostacei, latte e derivati), ma anche frumento e cereali. Questo significa che per ogni alimento acidificante (gli ultimi dell’elenco) se ne scelgono quattro di tipo alcalinizzante (rapporto 1:4). Decisamente sconsigliati alcolici, bevande gassate tipo cola e cibi molto salati. Una alimentazione sbilanciata verso cibi acidi favorirebbe la comparsa di un’acidosi cronica di grado lieve, che a sua volta sarebbe un fattore predisponente per alcune malattie e per un senso di malessere generale.
Tale modello alimentare è decisamente più vicino a quello seguito dall’uomo fino alla scoperta dell’agricoltura rispetto all’attuale che tende a consumare una maggiore quantità di cibi acidi.
Gli elementi che danno luogo alla formazione di acidi, diminuendo il pH urinario, sono lo zolfo, il fosforo ed il cloro; essi favoriscono la perdita di minerali essenziali, come il calcio ed il magnesio contenuti nelle ossa. Invece i cibi ricchi di potassio, magnesio e calcio sono considerati alcalini.
Il ph indica il grado di acidità di una soluzione, nello specifico si riferisce al livello di attività degli ioni idrogeno che vi sono dissolti ( h indica l’idrogeno, p evidenzia il potenziale ). L’acqua pura a 25° è neutra ed ha un pH vicino a 7, le soluzioni con indice inferiore sono considerate acide, quelle con indice superiore sono basiche o alcaline.
Lo stomaco durante la notte ha una secrezione a pH 1.5, ad inizio digestione pH 2, a fine digestione pH 5; nel duodeno la secrezione pancreatica è alcalina (pH 7.6- 8.2); la secrezione del tenue è alcalina (pH 8); In bocca la saliva è alcalina.
In presenza di un’acidità corporea eccessiva le fibre di collagene si danneggiano, l’efficienza circolatoria diminuisce ed aumenta di conseguenza la predisposizione verso condizioni di ritenzione idrica e processi infiammatori che ostacolano il dimagrimento. Anche il sistema endocrino risente dell’ambiente acido: si riduce la sensibilità insulinica e si promuove la produzione di cortisolo. E’evidente pertanto che un pH acido non aiuta i processi di dimagrimento, ma tende allo stoccaggio della massa grassa, alla riduzione di quella magra, a rallentare il metabolismo e aumentare l’appetito.
Questi processi potrebbero accentuarsi con l’allenamento. Anzitutto, sia nell’uomo che nella donna, l’attività fisica intensa produce acido lattico, che comporta un ulteriore abbassamento del pH ematico. E’ proprio per questo motivo che, se ci troviamo già in presenza di cellulite, ristagno dei liquidi o sofferenza al microcircolo, si preferiscono metodi di allenamento non troppo lattacidi. L’alimentazione iperproteica – solitamente associata alla pratica del fitness – tende a diminuire il pH attraverso l’aumentato apporto di aminoacidi. Inoltre spesso le donne seguono diete ipocaloriche. In tale circostanza il tessuto grasso tende a rilasciare “acidi” grassi liberi, anch’essi responsabili dell’abbassamento del ph ematico.
Sarebbe utile in tal caso l’integrazione di glutammina, che viene utilizzata dai reni per sintetizzare ammoniaca (NH3), la quale accetta spontaneamente un protone (NH4+) e viene escreta come ione ammonio, rimuovendo così ioni H+ e mitigando l’acidosi.
Da qui si evince l’importanza di mantenere l’organismo in uno stato alcalino, bilanciando un aumentato apporto proteico con frutta e verdura aggiuntive. Esistono anche appositi integratori alcalinizzanti che si sono dimostrati utili nel ripristinare l’equilibrio acido-base.
Alcuni tipi di carboidrati (pane, pasta e cereali) che fanno parte degli alimenti acidi, non vanno eliminati in quanto sono indispensabili per il mantenimento del volume e del tono muscolare. Sono preferibili quelli di tipo integrale per la loro bassa densità glucidica; inoltre, è meglio assumerli nella prima parte della giornata quando il metabolismo è pi˘ attivo.
Si raccomanda infine di bere molta acqua, anche questa è alcalinizzante.
Osservando le etichette delle acque acquistate, alla voce pH esso dev’essere superiore a 7.
Per quanto riguarda la scelta degli alimenti, la maggior parte delle persone confonde quelli acidi e alcalinizzanti con il concetto di pH dell’alimento. Così, secondo questa visione errata, il succo dei limoni sarebbe un alimento particolarmente acido, quando in realtà è uno dei più noti alimenti alcalinizzanti, tanto che viene addirittura consigliato in terapia per alcalinizzare le urine e prevenire – in soggetti predisposti – la formazione di calcoli renali di urati, ossalato di calcio e cistina.
L’alcalinità o l’acidità di un alimento viene attribuita non in base al ph del cibo in sè, ma a quello della soluzione in cui vengono disperse le sue ceneri, quindi in base al pH dei residui inorganici, non metabolizzati dall’organismo. Così, per riprendere l’esempio del limone, gli acidi organici che determinano l’acidità di questo alimento sono metabolizzati dall’organismo, mentre i residui basici inorganici vengono escreti immodificati con le urine, basificandole.
Vi è un generale consenso nel riconoscere i benefici di una dieta ricca di frutta e verdura, non solo per i minerali che contiene, ma anche per l’apporto di fibre, vitamine ed antiossidanti, e per la capacità di prevenire varie patologie del benessere.
Infine, nella letteratura scientifica si possono trovare vari studi che evidenziano l’importanza di consumare ogni giorno una buona quantità di alimenti alcalini per prevenire l’osteoporosi, la debolezza muscolare associata all’invecchiamento (la funzionalità renale e con essa la capacità di eliminare l’eccesso di idrogenioni cala con la vecchiaia) e la formazione di alcuni tipi di calcoli urinari (come quelli costituiti da acido urico, cistina e ossalati di calcio).
Una dieta alcalina, inoltre, aiuta a contrastare la perdita di calcio dovuta all’eccessiva assunzione di sodio (largo uso di alimenti salati) ed in tal senso è utile per le donne nel periodo postmenopausale, specie se a rischio osteoporosi.